Dolci melodie
Stavo per scrivere un paietto di righe sulle banalità legate alla musica e alla sua importanza nella storia dell'uomo. Avrei probabilmente nominato velocemente alcune sue proprietà e gli usi che l'uomo ne fa per sviluppare al meglio tali proprietà. Ma è roba da poco che tutti conoscono e chi non sa, se vuole, trova scrittori in erba migliori di me in giro per la rete o, meglio ancora, quintalate di libri che non solo offrono le spiegazioni più fantasiose sullo sviluppo della musica a partire dal primo ritmo ottenuto percuotendo, magari casualmente, qualcosa su qualcos'altro ma osano anche tentare l'impossibile: classificare la musica (e i musicisti) per generi. Roba da poco, dicevo, e scriverla solo per giustificare la presenza di una pagina "musicale" sul mio sito non mi avrebbe portato nemmeno un grammo di gloria in più. Penso sia più interessante sapere come ci si possa appassionare alle canzonette per arrivare a questo:
Per non parlare di quanto ancora sta dentro gli scatoloni. A parte le canzoni dei cartoni animati (che guardavo da piccolo e, non mi vergogno a dirlo, guardo ancora oggi all'età di 45 anni) il mondo musicale non mi interessava. Per evitare che diventassi un nerd (termine che veniva sdoganato nei primi anni '80 grazie al film "La rivincita dei Nerds") alcuni miei compagni di scuola hanno provato a farmi ascoltare qualcosina (ricordo Michael Jackson e Zucchero). A casa mia sentivo (involontariamente) ciò che ascoltavano le mie sorelle maggiori (un po' tutto ciò che si poteva sentire anche su Superclassifica Show). Ma non mi entusiasmava nulla finché, nel passaggio dalle scuole del paesino (le medie) a quelle di città (le superiori), un punk di Capoterra mi prestò una cassetta contenente quello che ritengo l'album più importante per la mia formazione musicale: Fresh fruit for rotting vegetables dei Dead Kennedys. Mai sentito nulla che gli assomigliasse nemmeno da lontano. Era un mondo nuovo e ne venni assorbito completamente. L'anno dopo un altro compagno mi passò un album dei Cure (non ricordo il titolo ma era bellissimo) e uno di Siouxsie Sioux and the Banshees. L'album era "Scream" e per me è stata una seconda rivelazione. Per fortuna (e lo dico convinto) all'epoca non esisteva internet perciò, se si desiderava qualcosa occorreva sbattersi per ottenerla. Non voglio entrare in questioni troppo alte ma penso che lo "sbattimento" abbia un alto valore formativo. Cercare musica su Spotify non genera nuove competenze. Quando ero un giovane studente ai primi anni delle superiori la prassi per poter ascoltare musica nuova era la seguente: si parlava con una mezza dozzina di persone di un gruppo sentito, per esempio, in radio (Claudio Sorge, grazie!) di cui non si è capito il nome ma era tanto tanto bello; ci si stupiva nel sentire che forse li conosceva l'amico di un amico, che (forse) te lo avrebbe registrato ma in cambio avrebbe voluto qualcosa, questo qualcosa è l'album di un gruppo che non hai (e ti fa pure schifo) ma conosci una persona che lo ha. Probabilmente anche questa, per fare lo scambio, avrebbe chiesto qualcosa. E lì a scrivere liste su liste di ciò che hai e passarle a metallari e punk del circondario per mostrare cosa potevi offrire. Non era facile. A me è capitato di aspettare mesi per un bootleg degli Slayer. E ogni tanto dovevi investire sul fattore carisma acquistando un LP. I negozi a Cagliari non erano tanti ma le proposte erano differenti e, volendo e sapendolo fare, si poteva trovare qualcosa di decente. I soldi non erano tanti (era già difficile acquistare ogni mese i fumetti che leggevo e si parla di 1000 lirette circa per ognuno). Ricordo che comprai il vinile di "Somewhere in time" degli Iron Maiden un Natale ('87 o '88) e lo tenni sul piatto del mio stereo per un anno intero: non avevo altro da metterci, era il mio primo disco. Altra strenna natalizia: esattamente un anno dopo acquistai "Seventh son of a seventh son", e anche quello rimase sul piatto per tanto tempo. Avere qualcosa che altri cercavano, magari originale e non su cassetta sovraincisa decine di volte, ti rendeva "interessante". A volte acquistavo dischi senza sapere cosa ci fosse dentro, ci si fidava della copertina e non si poteva cercare su Wikipedia o YouTube. In particolare, avevano fatto furore, tra conoscenti e non, gli album dei Gray Matter, dei Victims Family e dei Freaky Fukin Weirdoz. Li ascolto spesso e mi procurano sempre sensazioni piacevoli. Ricordo con piacere la sera in cui, dopo settimane di attesa, alla radio (forse RadioTre) trasmisero il concerto al Teatro Castello a Roma dei Nirvana. Cassetta da 90 e duplicazione immediata. Un'altro grammo di carisma. Bei tempi.